Manuel Riva

Come si è verificato il tuo primo incontro con le orchidee? Come ti sei appassionato?

Il mio incontro e viaggio avvincente nel regno delle orchidee ha preso vita attraverso le pagine di un libro. Mi trovavo a Pietrasanta, in una notte di luglio vibrante di calore. Il mio peregrinare lungo la Versilia trovò sosta in una graziosa libreria, che con il suo stile rustico mi invitava ad esplorare. Animato dalla mia passione per il mondo del verde, mi diressi verso la sezione di giardinaggio. Fu lì, in quel raffinato spazio, che mi colse l’imprevisto: un libricino dal titolo, “Orchidee” di Alberto Ghedin. La copertina, tutt’altro che convenzionale, non ospitava il solito fiore di Phalaenopsis. La curiosità mi spinse all’acquisto immediato. Dopo un’immersione incalzante nelle pagine, al ritorno dalla vacanza, ho deciso senza indugi di tradurre la teoria in pratica e mi sono procurato la mia prima orchidea. Mi ricordo ancora, era una Phalaenopsis dal fiore rosa, punteggiato e venato, con un labello giallo acceso che catturava lo sguardo. Nonostante la pianta sia stata oggetto di vari esperimenti, riuscì a farla rifiorire e fu una grande soddisfazione. Quel momento di successo ha segnato l’inizio di un’avventura intrigante. Da allora, tra ricerche online e approfondimenti, le orchidee sono diventate compagne inseparabili, intrecciando il loro fascino nella trama avvincente della mia verde passione.

Da quanti anni?

È complicato stabilire con precisione quando è nata la mia passione per il regno vegetale, ma per quanto riguarda la coltivazione, sono immerso in questo mondo da circa sei anni.

Quante piante hai?

La gestione numerica rappresenta sempre una sfida, coinvolgendo sia tempo che spazio disponibile. Tuttavia, sebbene il conteggio sia sfuggito, stimerei che si aggiri intorno alle 200 piante.

Quali piante costituiscono il cuore della tua collezione?

Le piante a cui mi sono appassionato è il genere delle Cattleya, che costituiscono la maggioranza della mia collezione. Queste piante hanno catturato il mio interesse fin dal primo incontro, per il portamento, morfologia e per la robustezza che le caratterizza.

In numero più ridotto, mi dedico anche alla coltivazione di Paphiopedilum, Angrecoidi, Vandaceae e piante che, per le loro caratteristiche e singolarità, suscitano la mia curiosità e stupore.

Attualmente quali preferisci (genere, miniature, profumate, provenienza, ecc…)?

Preferisco piante da clima caldo o intermedio. Come penso si sia intuito, le Cattleya e tutte le piante che sono state inserite in questo genere mi affascinano molto, dalle più piccoline a quelle più voluminose.

Mi piace affrontare le sfide che derivano dalla cura di piante botaniche dalle esigenze e requisiti minuziosi, fino alla coltivazione di ibridi caratterizzati da forme e colori strabilianti; lasciandomi sempre coinvolgere e sorprendere in tutte le fasi della loro crescita vegetativa: dalla più timida comparsa di piccole punte radicali, alle entusiasmanti aperture dei boccioli.

Come coltivi (casa, serra, orchidario)?

Fino a quest’anno, ho sempre coltivato in una luminosa veranda al terzo piano, esposta a sud-ovest. Tra piante appese, altre sistemate su mobili auto-prodotti, altre ancora trovano posto in ceste abilmente impilate; ogni strategia è utilizzata per sfruttare al massimo ogni centimetro di spazio disponibile.

Attualmente, con l’entusiastico supporto di collaboratori motivati, tra cui i miei genitori e alcuni soci di ALAO, sto dando vita a una piccola serra di 17m2 sul terrazzo dello stesso piano. Questo segna l’inizio di nuove avventure nella coltivazione e mi offre un respiro di sollievo per quanto riguarda lo spazio (anche se sono ben consapevole che il nuovo spazio aggiunto rimarrà libero per un breve periodo!).

Usi l’illuminazione artificiale? Se si, di che tipo? Ne sei soddisfatto?

Sì, durante i bui e freddi mesi invernali, utilizzo diverse lampade artificiali per incrementare l’illuminazione, integrando le ore di luce mancanti. Combino luci LED tubolari fredde e calde nel rapporto 2:1, in aggiunta a delle lampadine a spettro completo.

Solitamente gli appassionati trovano soluzioni a volte geniali per risolvere i vari problemi di coltivazione casalinga, hai qualche idea da segnalare?

Cerco di sfruttare appieno le tecnologie disponibili per semplificare le attività ripetitive e laboriose. Un esempio è l’impiego di pompe temporizzate per irrigare zattere e piante a radice nuda, insieme all’utilizzo di sensori igrometri per monitorare e gestire l’umidità, molto utile durante i mesi estivi. Per la maggior parte delle altre piante, opto per ciotole ampie e basse o basket con un substrato molto drenante, al fine di prevenire i problemi legati al marciume radicale. Inoltre, presto particolare attenzione all’aerazione e al ricambio dell’aria stagnante, soprattutto durante i mesi invernali

E quali errori?

Dagli errori si impara. La prima cosa che ho imparato… può sembrare banale, ma all’elettricità non piace l’acqua! Sono diventato esperto nel riattivare il contatore e a mettere guarnizioni alle prese.

Nella coltivazione la cosa che ho dovuto imparare più di tutte è stata l’irrigazione, il capire quando e quanto bagnare (in parte risolto dai composti molto drenati).

Manuel Riva

E i tuoi sogni nel cassetto?

Il primo, sarebbe un grande desiderio futuro unire le mie competenze artistiche e progettuali con le conoscenze del regno vegetale, concentrandomi anche sul mondo delle orchidee. Sviluppare pratiche artistiche che fungano da ponte, promuovendo una connessione più profonda e una migliore comprensione reciproca tra noi e le piante.

Il secondo, quello di riuscire a vedere fiorito e registrare un ibrido di Cattleya da me creato.

La coltivazione e quindi la passione per le orchidee ha influito sul rapporto con te stesso e con chi ti sta vicino? Se si, in che modo?

La coltivazione per me va oltre il semplice atto di curare le piante; è un prezioso momento di distrazione e riflessione. Questo rituale, con il suo lento ritmo di crescita, crea un’atmosfera quasi meditativa, diventando un rifugio dalla frenesia della vita quotidiana. Questa pratica non solo influisce positivamente sul mio rapporto con me stesso, ma si estende anche alle relazioni con gli altri. La pazienza e l’attenzione richieste dalla cura delle orchidee promuovono un approccio più calmo e attento, arricchendo il modo in cui mi relaziono con il mondo circostante.

Inoltre, quando condivido le meraviglie del mondo delle orchidee con coloro che non hanno familiarità con il regno vegetale, queste conversazioni portano sempre a uno stupore condiviso: sottolineando l’importanza di apprezzare e comprendere la vastità e la bellezza del regno vegetale. Nonostante le piante costituiscano la maggioranza della biomassa dell’intero pianeta, spesso rimangono paradossalmente esseri trascurati e non considerati. Questa consapevolezza mi spinge a diffondere una considerazione più raffinata e profonda per il mondo vegetale, incoraggiando una maggiore comprensione e valorizzazione della sua straordinaria bellezza e importanza.