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In occasione dell’Universal Orchid Expo 2009 l’Ecuagenera ha realizzato un tour di una ventina di giorni, la prima settimana è stata dedicata completamente alla mostra e alle conferenze per poi proseguire con un giro dell’Ecuador. Siamo partiti dal nord, proseguendo fino al sud attraversando tutto il paese. Ho intrapreso questo viaggio insieme con mia mamma, per conoscere ed ammirare le orchidee in natura oltre che per visitare e conoscere il paese.
L’Ecuagenera è sorta come sforzo per la preservazione delle orchidee; ha molte serre ed esporta le sue piante in tutto il mondo, inoltre organizza dei tour dove mostra le orchidee in natura. Appoggia un turismo ecologico, in modo da sostenere la salvaguardia delle aree naturali e di queste magnifiche piante. Nella prima parte del viaggio abbiamo visitato ed ammirato le specie di orchidee presenti nella “sierra”, parte andina del paese; nella seconda parte abbiamo visitato la foresta amazzonica, per concludere con la visita delle serre dell’Ecuagenera.
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L’Ecuador è un’area con grandissima biodiversità, la più grande del mondo. In questo paese ci sono quattro diverse regioni: la foresta amazzonica, le Ande, la costa e l’arcipelago delle Galapagos. Proprio per questa esuberante biodiversità l’Ecuador ha molti gruppi etnici.
Passando da una valle all’altra il clima e la vegetazione cambiano moltissimo. La catena montuosa delle Ande divide il paese dal nord al sud, inoltre la locazione geografica dell’Ecuador rispetto al Tropico del Cancro e dell’Equatore la rende la regione più calda del pianeta. Si ha anche l’influenza dei fenomeni dell’oceano: “El Niño” è la corrente al nord, calda e umida; al sud si ha “Hum Bolt” che è una corrente calda e secca. E’ il primo paese al mondo per la diversità di orchidee. Il 10% delle specie di piante del mondo, il 10.7 di animali vertebrati, il 35 % di colibrì e tutto questo nello 0.19% di superficie terrestre. Ci sono 219 generi di orchidee, di cui 4125 specie delle quali 1300 endemiche.
Essendo situato all’equatore ci sono due tipi di stagioni: Quella secca e quella delle piogge. Febbraio è nella stagione delle piogge, ma è anche il momento in cui ci sono più fioriture. Nelle Ande la maggior parte delle province prendono il nome dalle montagne o di un vulcano, come Cotapaxi, Pichincha e Imbabura.
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La prima città visitata, partendo da Quito, è stata Otavalo. Si trova nella sierra, nel nord delle Ande ed è una zona più calda e secca. Sulle piante e sui fili della luce crescono molte Tillandsie.
Durante il viaggio per Otavalo siamo passati dal lago San Pablo, dov’è presente il vulcano Tainta Imbabura (dall’idioma del luogo si ha la traduzione: papà e provincia Imbabura), è uno dei più grandi laghi della sua provincia. Molti indigeni pescano il pesce con le canoe e le donne lavano i panni sulle rive del lago.
Raggiunta Otavalo abbiamo visitato il tipico mercato della città, il più grande in tutto lì Ecuador. E’ una piccola città situata vicino al vulcano Imbaburra. Gli indigeni del luogo vanno a vendere i loro manufatti, spesso lavorati a mano. Il mercato colpisce molto per i colori vivaci, ci si può trovare di tutto, dalla frutta e verdura ai gioielli. Ovviamente io e mia madre abbiamo fatto un pò di compere, visti i prezzi molto bassi rispetto a quelli italiani. Abbiamo perfino acquistato un’amaca di lana, molto colorata e fatta a mano, di buona qualità.
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In conclusione della giornata siamo andati a Cotacachi, il paese della pelle. E’ un paesino dove prevalgono i negozi di manufatti in pelle, dove si trovano eccellenti giacche, borse, ecc… Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che ogni città è specializzata per un certo settore, come Cotacachi o il paese pieno di gioiellerie dove lavorano la filigrana. Abbiamo pernottato al Ranch Santafè per alcune notti. Un locale tipico (come si vede sotto), dal clima messicano, molto accogliente. Mi ha colpito molto l’ingresso molto scenografico come il resto dell’insieme.
Nel giorno successivo abbiamo visitato la selva Alegre (il nome deriva dal fatto che si crede che, quando si è in quel luogo, si è sempre allegri). Abbiamo ammirato molti Epidendrum tra cui Ep. ibaguensis dal colore fuxia, e molte Pleurotallis come P. antonensis. Gli Epidendrum sono considerate orchidee molto evolute perché si adattano a tutti i climi. Inoltre il suo apparato permette di autoimpollinarsi, anche senza la presenza di insetti (determinanti), ad esempio succede nei luoghi molto secchi. Sono rimasta impressionata nel vedere che gli Epidendrum crescono ovunque, sia in terra, su roccia che su legno. Spesso vedevamo queste piante crescere lungo i fossi delle strade, quasi come piante
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In Ecuador ci sono anche moltissime Bromelie, ma dove queste crescono non ci sono le orchidee perché le prime crescono molto più velocemente e non permettono la crescita di quest’ultime. Le Bromelie sono molto diffuse in questo paese, con il clima di queste regioni crescono molto facilmente.
A circa 2000 metri abbiamo trovato un clima molto secco con arbusti e pampas. Invece, scendendo a circa 1000 metri, sembrava di aver completamente cambiato luogo, trovandoci nella foresta con un clima molto umido. Eravamo completamente immersi nella nebbia.
Addentrandoci nella foresta abbiamo visto una moltitudine di orchidee come la Pleurotallis cordata, Masdevallia anacheta, Lepanthes pilosella, Epidendrum emiflorens, Epidendrum porphyreum, Masd. tridens, Ida longipetala, Helleanthus purpureus, Cyrtochilum serratum, Masdevallia nidifica, Phragmipedium lindenii e moltissime altre. Abbiamo ammirato più di una trentina di specie in un’area di spazio molto ristretta in qualche ora, non riesco ad immaginarmi quante specie diverse ci possano essere tutte assieme.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8048″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Cyrtochilum serratum” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8023″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Phragmipedium lindenii” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8061″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Helleanthus purpureus” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_single_image image=”8058″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Epidendrum rigidum” width=”1/4″ el_position=”first”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/2″]
A pranzo abbiamo mangiato in un allevamento di trote, dove ci hanno proposto un piatto tipico con il pesce fresco. A parte aver mangiato con l’utilizzo del solo cucchiaio, devo ammettere che non ci siamo affatto trovati male. Certo, se prima uno dava un’occhiata alla cucina, non so se poi riusciva a mangiare. Non si può negare che è un paese abbastanza povero e arretrato (anche se in via di sviluppo); soprattutto nella parte della foresta amazzonica. Da noi certi tipi di vita non sono accettabili, e non ce li immaginiamo nemmeno.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8062″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Koellensteinia graminea” width=”1/4″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Il quarto giorno siamo andati vicino alla costa. Nel tragitto abbiamo visto Sant Antonio, una città di artisti, dove fanno molte statue e sculture. E’ anche la città dove il piatto tipico è costituito dal “cui”, cioè il porcellino d’india. Nelle vicinanze c’è Ibarra, la capitale della provincia Imbabura. E’ molto pulita ed è conosciuta come la citta bianca. In questa zona si ha l’ottimo clima della sierra. Nelle vicinanze, con questo clima più caldo e arido, abbiamo apprezzato molto la Schomburgkia splendida, accompagnata dall’Epidendrum rigidum e dal Catasetum expansum (purtroppo non in fiore).
Ovviamente sono riuscita a scottarmi per il forte sole, fino a diventare rossa come un peperone. Proseguendo siamo andati nella provincia dì Esmeralda (il nome deriva dal fatto che è molto verde). E’ una regione vicino alla costa, molto calda e umida, a un’altezza di circa 700 metri. Qui la flora è completamente cambiata, dove abbiamo apprezzato l’Ep. nocturnum, Phragmipedium longifolium, Ep. rugulosum, Selenipedium aequinoctiale, Habenaria monorrhiza, Koellensteinia graminea e molte altre. Una delle più apprezzate è stato il Phragmipedium longifolium, che cresceva su una rupe dove scorreva scorreva continuamente un sottile strato di acqua.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8030″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Selenipedium aequinoctiale” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8057″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Epidendrum porpyreum” width=”1/4″] [spb_single_image image=”8059″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Epidendrum rugulosum” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_single_image image=”8036″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Vista panoramica della provincia di esmeralda” width=”1/2″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8060″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/2″ el_position=”last”] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8038″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”2/3″] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”first”]
Il giorno seguente, siamo partiti da Cotacachi per andare a Baeza, città nella regione amazzonica. Si tratta di una foresta pluviale molto estesa. C’è una grandissima biodiversità, dovuta alla lotta per le risorse e per l’adattamento, che ha dato vita a organismi unici. E’ uno dei motivi del gran numero di specie presenti nell’Amazzonia.
Il clima è caldo e umido, per quasi tutto l’anno si hanno le precipitazioni. Più di una volta ci siamo infangati e inzuppati d’acqua per poter godere della vista di alcune splendide orchidee. Spesso la fatica causata dalle insidie della foresta aumentava la meraviglia della vista di queste rarità, quando si riusciva a raggiungerle.
La temperatura è stabile tutto l’anno, con una buona variazione tra il giorno e la notte. Al contrario di ciò che può sembrare (per la dimensione enorme di tutte le piante e per la loro rigogliosità), il suolo è povero di nutrimento, quindi tutte è basato sulla decomposizione. La foresta amazzonica è situata nella zona orientale dell’Ecuador ed è divisa in un minor numero di provincie rispetto al resto del paese.
Per andare a Baeza bisogna passare la montagna Papaiatas, di circa 3000 metri, dove si ha il clima freddo e umido. Ci sono i boschi di Tellipagons: usano questa pianta per produrre la carta.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8025″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Piazza di Baeza” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
In questo clima, abbiamo osservato il Cyrtochilum pardinum e Cyrt. ramosissimum, la Barbosella cucullata, l’Epidendrum arevaloi, il Pachyphyllum crystallinum, Cyrtochilum macranthum, Telipogon mehemi las, Pleurotallis heterophylla, Otoglossum chiriquense, Odontoglossum cristatellum, Chondrorhyncha hirtzii e molte altre. Tra queste c’era un Epidendrum cleistocamia, quando i fiori di questa si stanno per aprire si autoimpollinano immediatamente, producendo la bacca prima che il fiore riesca ad aprirsi completamente.
Molto interessante è il Cyrtochilum macranthum, dal colore giallo intenso, un fiore molto appariscente. Arrivati a Baeza le temperature erano decisamente diverse, molto caldo e umido. I locali di pernottamento erano cambiati decisamente, dal Ranch Santafè ad un piccolo albergo (praticamente una baracca col tetto di lamiera, dove la notte pioveva dentro). Le città nella zona amazzonica, in pratica sono dei piccoli paesini abbastanza poveri, di conseguenza anche gli alberghi sono molto piccoli, a volte non molto comodi.
[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8046″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Cyrtochilum macranthum” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8047″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Cyrtochilum ramosissumum” width=”1/3″] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”last”] [spb_single_image image=”8054″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”last”]
Prima di cena io e mia madre, in compagnia di una ragazza australiana, abbiamo fatto un paesino. Osservando un cagnolino su di un balcone, un bambino (il proprietario) ci ha portato a vedere anche il suo vitellino. Mia madre gli ha regalato un dollaro per ringraziarlo. Mentre ce ne stavamo andando ci è corso dietro chiamandoci, inoltre indicandoci il fratello su di un grosso albero che cercava di staccare un’enorme pianta di Epidendrum excisum con almeno dieci grappoli carichi di fiori. Con fatica gli abbiamo fatto capire di non sradicare la pianta, così ci hanno regalato uno dei grossi grappoli.
Dopo aver fatto una foto con loro, li abbiamo ringraziati e salutati. Credo che quei bambini, molto sorridenti e accoglienti rimarranno nel mio cuore. Il giorno seguente, procedendo per Archidona, abbiamo visitato la Reserva Antisana, che si trova sempre nella parte iniziale dell’amazzonia.
[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8053″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Epidendrum arevaloi” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8071″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Odontoglossum cristatellum” width=”1/3″] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”last”] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8039″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8040″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/3″] [blank_spacer height=”30px” width=”1/6″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”first”]
Per tutto il viaggio non ci siamo mai addentrati completamente nel cuore di questa immensa foresta, per evitare i pericoli che essa offre. Nella riserva abbiamo ammirato l’Anguloa virginalis, Prostechea vespa, Maxillaria acuminata, Cyrtochilum tricostatum, Eleantum, Maxillaria longissima, e Pleurotallis cordata. Il tutto accompagnati da un acquazzone fragoroso che ci ha inzuppati per tutto il giorno. Sono stata affascinata dalla Maxillaria ecuadorensis, dal fiore molto elegante. Il clima di quella zona era molto fresco e umido, eravamo completamente circondati dalla nebbia.
Il nono giorno del viaggio, ci siamo spostati verso Macas, nell’amazzonia c’è la cordigliera, delle basse montagne che arrivano intorno agli ottocento metri. A queste altitudini abbiamo visto l’Ep. nocturnum, la Maxillaria acuminata, la Jacquiniella globosa e Stelis cajanumae
In questi luoghi coltivano la papacina, un tubero che cresce sotto terra con grosse foglie a cuore. Coltivano molto anche la canna, non quella da zucchero, che viene coltivata nella sierra.
Per andare a Macas abbiamo fatto 30 Km (tratto totale di circa 200 Km) di strada inghiaiata, completamente disastrata, nella foresta. In Ecuador la maggior parte delle strade deve ancora essere asfaltata. Con il nuovo governo, si è deciso di sostituire l’asfalto con il cemento, perché molto più resistente. Questo soprattutto nell’Amazzonia, dove piove molto: l’acqua sgretola molto facilmente l’asfalto.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8045″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Anguloa virginalis” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Durante questo tragitto abbiamo incontrato la Maxillaria parviflora, la Vanilla pompona, Notylia albida, Rodriguezia batemanii, Maxillaria acuminata, Epidendrum xanhtinum, Stelis congesta e altre ancora.
Abbiamo pernottato all’hotel “Las Tolitas” (il nome deriva dalle colline). Tutte le case del luogo vengono costruite sulla cima di queste colline; deriva dalla cultura antica Upano. Costruivano le abitazioni in alto, a causa di vari allagamenti dovuti alle abbondanti piogge, per le malattie e gli insetti portati dalla zona molto paludosa (sulle cime delle colline è più ventilato, meno caldo e umido). Sono stati trovati dei cocci del 700 a.C. prodotti dalle antiche civiltà del luogo. Ad esempio, i padroni dell’albergo, ci hanno mostrato un’accetta in pietra, un piccolo vaso in terracotta utilizzato per scaldare i liquidi e un vaso abbastanza grande (sono sempre ricamati: dipinti a mano o incisi) tutti e due finemente incisi.
Prima di andare a dormire, i compagni australiani di viaggio ci hanno chiamate per farci vedere delle bellissime farfalle, estremamente grandi (come la mia mano; tutto in questo paese è più grande rispetto all’Italia) e colorate, che si attaccavano alle pareti di tutto il porticato in compagnia di altri insetti (come un coleottero di un verde brillante).
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8066″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Le strade dell’interno” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8070″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Maxillaria parviflora” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8069″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Maxillaria acuminata” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Durante il viaggio verso san Juan Bosco abbiamo incontrato l’Encyclia fragrans, Ep. purum, Maxillaria multicaulis, Max. porrecta, Ep. calantum, Max. acuminata. Nelle vicinanze del rio Upano (nella provincia di Morona Santiago) siamo stati affascinati da Oncidium nanum, Rodriguezia lanceolata, Notylia aromatica, Sobralia virginalis, Trigonidium acuminatum. Il giorno seguente, procedendo per El Pangui, siamo stati affascinati da moltissime altre specie di orchidee come la Chodrorhyncha iridisepala, Pleurotallis imperialis, Phragmipedium reticulatum, Liparis nervosa, Cyrtochilum pastasae.
Quest’ultimo è uno dei pochi del suo genere da clima caldo. I suoi steli possono arrivare sino ai quattro metri di lunghezza. Quello che abbiamo osservato noi superava i due metri e mezzo, tutto carico di fiori e boccioli. Il dodicesimo giorno siamo giunti a Gualaceo. Per raggiungere questa città, fuori dall’area amazzonica, abbiamo dovuto oltrepassare le montagne raggiungendo un’altezza di circa 4000 metri (con strade ovviamente non asfaltate e senza parapetti).
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8028″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Rodriguezia lanceolata” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8032″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Sobralia virginalis” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8034″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Trigonidum acuminatum” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Gualaceo fa parte della zona andina. In questa parte dell’Ecuador gli indios assomigliano molto agli abitanti del Perù, ed il confine con questo stato non è molto lontano. Prima di scavalcare le montagne, abbiamo trovato il Phragmipedium boisserianum, Sobralia fimbriata, Phragmipedium bessae (a circa 800 metri di altitudine), Prostechea vespa, e a circa 2500 metri un Eleantum, Thricosalpinx e degli Epidendrum. Sui 3000 metri invece c’è il tipico paesaggio andino di alta montagna, con temperature molto basse e forti correnti d’aria.
Il Phragmipedium bessae, molto bello per il suo rosso spiccante, è il simbolo dell’Ecuador. Molto bello visto in natura: la moltitudine di piante fiorite in rossi dai toni diversi, erano collocate sulla sponda di un dirupo molto umido. Tornando nella zona andina le città erano di nuovo abbastanza grandi e più moderne e per fortuna anche gli alberghi erano di qualità decisamente superiore (non più acqua fredda o marrone, tetto in lamiera, bagni ben poco igienici, …).
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8049″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Cytrochilum pastasae” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8050″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Cytrochilum tricostatum” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8022″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Phragmipedium bessae” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Il tredicesimo giorno, vicino a Gualaceo, abbiamo visitato una riserva, dove abbiamo ammirato il Trichoceros antenniferum, molto particolare e bello; inoltre Epidendrum secundum, Oncidium aureum, Pleurotallis antonensis, Odontoglossum pardinum e moltissime altre, intorno ai 1500 metri. Alzandoci di quota, 4000 metri circa, l’ambiente è cambiato drasticamente, trovandoci in una fitta nebbia con fresche temperature. Qui abbiamo ammirato la Masdevallia ramosa, Restrepia guttulata dal fiore molto grande, Odontoglossum matanghensi con grossi grappoli carichi di fiori, Lepantes gargantua ed una piccola ma incantevole Masdevallia ruberina da uno spiccato rosso acceso. Per concludere la giornata abbiamo visitato Cuenca, secondo me una delle città più belle dell’Ecuador. Si tratta di una città storica dai bellissimi giardini, situata in un luogo molto tranquillo e rilassante. Una delle sue industri più grandi è quella dei sombrero, o cappelli di panama.
Abbiamo visitato il museo dei sombrero. I primi spagnoli che colonizzarono la costa portavano una specie di sombrero. Spingendosi all’interno del paese cominciò a diffondersi anche nella sierra. Sulla costa coltivano la canna, dopo la raccolta viene essiccata naturalmente al sole e trasportata (anticamente con gli asini) nella sierra. Le donne della sierra comprano questo materiale e lo intrecciano per trasformarlo in cappelli. Per un normale sombrero intrecciato a meno ci vogliono due giorni di lavoro, per quelli più fini ci vogliono fino a sei settimane. Molte operazioni ora sono compiute dalle macchine. Anticamente la forma veniva data con dei ferri da stiro appositi, e battuti con dei martelli in legno per renderli più resistenti. Quelli più bianchi vengono sbiancati con agenti chimici. Vengono chiamati sombrero di panama perché quando hanno costruito lo stretto di Panama erano molto utilizzati per ripararsi dal sole.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8056″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Epidendrum macrostachyum” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8035″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Trinchoceros antennatum” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8024″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Phragmipedium reticulatum” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
Prima che l’Ecu agenera ci salutasse, abbiamo visitato le sue serre. Ho notato che sono tenute molto bene, sono anche molto grandi. In realtà le serre sono situate in tre regioni differenti del paese, in modo da sfruttare il loro clima ideale, senza doverlo ricreare. Mi ha colpito molto la serra dedicata alle fiasche piene di piccole nuove piantine in crescita. Prima di prendere l’aereo per tornare a casa, siamo tornate a Quito per visitarla meglio. E’ una città coloniale, dove predomina l’arte coloniale, che ha preso dall’arte europea rinascimentale e barocca. L’arte generalmente è legata alla religione, infatti ci sono moltissime chiese. In questo paese la religione è molto importante e ancora sentita molto. San Francisco è la chiesa più vecchia e dà il nome alla città: San Francisco de Quito. E’ anche il più grande complesso religioso nell’America latina.
La storia di Quito comincia con l’arrivo degli spagnoli. Le antiche popolazioni vivevano in base al corso del sole, infatti i siti archeologici scoperti sono allineati con il solstizio e l’equinozio. La città è lunga 22 miglia e larga 2 o 3 miglia, situata vicino al vulcano Pichincha ad un’altitudine di circa 2800 metri. Di notte si hanno 10°C circa e di giorno sui 25°C. Le condizioni geografiche hanno fatto si a creare un gran numero di ecosistemi, infatti offre diversi paesaggi con una fauna e flora unici. Quito è l’unico posto al mondo dove l’equatore passa ad un’altitudine così elevata, per il resto passa per la giungla o per gli oceani. Per concludere abbiamo visitato il centro del mondo. Si tratta di un monumento e museo etnografico. In questo posto diedero origine al Sistema Metrico Universale, e da qui il paese prese il nome di Ecuador. Sulla linea dell’equatore è stato costruito questo monumento, alto 30 metri, ed attorno è stata costruita la città della metà del mondo. E’ una città costruita per rappresentare un’antica città coloniale, dove sono presenti vari musei, attrazioni turistiche e commerciali.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8021″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Pescatorea lehmannii” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8031″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Sobralia fimbriata” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8020″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Odontoglossum cristatum” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]
In conclusione del viaggio, veder crescere le orchidee in natura è stata una fantastica esperienza. Fa impressione vederle crescere in ambienti così particolari e ostici senza alcun problema, quando noi, nelle nostre case, ci impegniamo al massimo e a volte non otteniamo dei risultati positivi. Da quello che si può notare sono molto abbondanti le specie dei generi Maxillaria, Pleurotallis, Odontoglossum, Masdevallia e Dracula. Soprattutto, ci sono molte varietà di Epidendrum, se ne conoscono più di 400. Molte delle piante più belle, soprattutto per i colori, in natura crescono proprio negli ambienti molto difficili da ricreare in Italia. Spesso sono luoghi estremamente umidi, ventilati, con temperature medie di giorno e basse di notte, costanti per tutto l’anno.
Spesso abbiamo incontrato piante che non sono ancora state descritte e catalogate, gli scienziati le stanno ancora studiando e ricercando. In Ecuador ci sono ancora molte varietà di orchidee da scoprire. Ho osservato specie completamente diverse da quelle normalmente presenti nelle serre e mostre europee. Si è rivelato un viaggio abbastanza faticoso, ma decisamente interessante, dove ho potuto imparare molto sul mondo delle orchidee. A malincuore non sono riuscita a vedere l’oceano, uno dei motivi che potrebbe spingermi a tornare un giorno in questo bel paese.
[/spb_text_block] [spb_single_image image=”8067″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Madevallia sp” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”8027″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”Quito Monasterio de San Francisco” width=”1/3″] [spb_single_image image=”8063″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” caption=”La linea dell’equatore a San Antonio di Quito” width=”1/3″ el_position=”last”]