Paphiopedilum Rothschildianum

SCHEDA SPECIE di Francesca Castiglione

da ORCHIS Numero Speciale 2023, pp. 124-127

1. Paphiopedilum rothschildianum Scheda coltivazione ALAO - Orchis Numero speciale 2023 p.124
Paphiopedilum-rothschildianum_foto-di-Francesca-Castiglione-4°Salone-Internazionale-dellOrchidea-Padova-Fiere-2008 ORCHIS n. speciale 2023 p.124

GENERALITÀ
Il Paphiopedilum rothschildianum fu descritto per la prima volta nel 1888 con il sinonimo Cypripedium rothschildianum da Heinrich Gustav Reichenbach, successivamente come Paphiopedilum rothschildianum da Stein nel 1892. L’epiteto prende il nome dal barone Ferdinand de Rothschild, amico di Frederick Sander che importò per la prima volta la pianta in Inghilterra. Ferdinand de Rothschild, che costruì il Waddesdon Manor nel Buckinghamshire in Inghilterra proveniva da una famiglia di famosi banchieri svizzeri del 1800, coltivatori di orchidee; solo le orchidee migliori portano questo nome. Paphiopedilum della sezione Coryopedilum, e un’orchidea simpodiale di dimensioni grandi, alta 70-80 cm, a crescita molto lenta, con molte foglie coriacee sub-erette che possono raggiungere i 60 cm di lunghezza, larghe 5 cm, strettamente ellittiche o lingulate, di color verde chiaro brillante con peli rossastri alla base. Fiorisce in primavera su un’infiorescenza eretta, pubescente, terminale, di color rossastro, alta fino a 75 cm, con brattee floreali ovato ellittiche, che portano da 2 a 6 fiori imponenti, aperti simultaneamente, che possono arrivare a 33 cm di diametro. Il sepalo dorsale e il sepalo ventrale sono a forma di scudo, di un colore che va dal bianco osso all’avorio e al giallo tenue. I due sepali formano quasi un’immagine speculare, con il sepalo dorsale leggermente più grande; hanno ricche strisce longitudinali di colore marrone scuro o rosso-marrone, sono riprese nella brattea che sottende il fiore. I petali sono quasi orizzontali, ampiamente aperti, e conferiscono alla forma del fiore un aspetto molto caratteristico: sono a spirale interna, inclinati di qualche grado al di sotto della linea orizzontale, con margini ondulati e spesse ciglia. I petali e il labello sono solitamente dello stesso colore dei sepali, ricoperti da macchie, punteggiature o strisce dello stesso colore intenso delle righe presenti sui due sepali. Lo staminodio e insolitamente allungato rispetto al resto del genere, e piegato, per assomigliare a una zampa pelosa di cavalletta.

 

3. Paphiopedilum rothschildianum, foto e coltivazione di Gioele Porrini - Orchis Numero speciale 2023 p.125
Paphiopedilum rothschildianum, foto e coltivazione di Claudio Nardotto Orchis Numero speciale 2023 p.126

CURIOSITÀ
I fiori delle piante selvatiche di Paphiopedilum niveum sono piuttosto piccoli e spesso non hanno la simmetria arrotondata molto apprezzata da coltivatori e giudici. Questa specie nell’ibridazione trasmette alla prole il colore bianco, tanto ricercato dai coltivatori di Paphiopedilum e pertanto è stato utilizzato per creare gli ibridi moderni di colore bianco, nonostante trasmetta anche le piccole dimensioni del fiore, ed è per questo motivo che per molti anni gli ibridi moderni a fiore bianco avevano dimensione ridotta rispetto alle altre linee di colore. Si tratta di un’orchidea non molto semplice da coltivare, tollera molto poco gli errori di coltivazione.

HABITAT
Il Paphiopedilum rothschildianum è stato trovato solo nel Mount Kinabalu National Park, nel Borneo settentrionale, nella regione del Sabah, ed è molto raro a causa della raccolta illegale in natura. Specie terricola e a volte litofita, cresce nelle foreste pluviali nelle strette valli, con suolo ultramafico, dei freschi versanti del monte Kinabalu. Si trova su ripidi pendii e pareti rocciose con detriti torbosi e muschio dentro o vicino a infiltrazioni d’acqua corrente, oppure 6-12 metri sopra ai corsi d’acqua, ad altitudini comprese tra i 500 e i 1800 metri. Prospera in condizioni di forte luce o debole ombra, sotto a bassi alberi o cespugli. Qui in estate la temperatura diurna e di 28-29 °C e la notturna di 16-17 °C, con una differenza di 12-13 °C tra il giorno e la notte. La temperatura diurna invernale e di 26-27 °C e la notturna di 15-17 °C, con una differenza di 10-12 °C tra il giorno e la notte. Nella stagione delle piogge l’aria notturna che scende dalle pendici del monte Kinalabu è piuttosto fredda.

TEMPERATURA
Il Paphiopedilum rothschildianum viene coltivato in serra intermedio-calda, con temperature minime di 13-15 °C. Necessita di un periodo di riposo fresco. Per far fiorire il Paphiopedilum rothschildianum servono un grande sbalzo termico tra il giorno e la notte, di almeno 10 °C.

LUCE
Il Paphiopedilum rothschildianum ama la luce intensa, ma è da evitare il sole diretto. Se il livello di luce è sufficientemente elevato le foglie assumono una colorazione verde-giallastra, ma vanno evitate le bruciature. In caso di luce insufficiente il Paphiopedilum rothschildianum potrebbe non fiorire.

UMIDITÀ
Il Paphiopedilum rothschildianum cresce principalmente in prossimità dei ruscelli, quindi necessita di umidita elevata per tutto l’anno. L’umidita ideale e compresa tra il 65 e il 95%.

ACQUA
Le innaffiature devono essere regolari e abbondanti durante l’estate, evitando i ristagni d’acqua, lasciando asciugare leggermente il substrato tra un’innaffiatura e l’altra, senza farlo seccare troppo, tuttavia il substrato non deve mai rimanere fradicio. In inverno vanno ridotte le innaffiature senza far seccare troppo il substrato, indipendentemente dalle temperature, soprattutto se la luminosità è molto inferiore rispetto all’estate. Un leggero riposo e la riduzione delle innaffiature in inverno inducono la fioritura. Attenzione a non lasciare dell’acqua nelle ascelle delle foglie, in quanto può causarne la marcescenza.

FERTILIZZAZIONI
Una concimazione classica per orchidee e più che sufficiente, con il metodo del poco ma sempre, utilizzando acqua da osmosi o piovana con aggiunta di un buon concime bilanciato con microelementi a 250 μS/ cm, alternando qualche volta al mese con il Nitrato di Calcio e il Solfato di Magnesio. E bene interrompere la concimazione nei mesi invernali. Come molti Paphiopedilum, è sensibile agli accumuli di sali minerali sulle radici, quindi ogni tanto è consigliabile innaffiare abbondantemente con sola acqua da osmosi o piovana per dilavare il substrato.

VENTILAZIONE
Data l’elevata umidita che serve per la sua coltivazione, il Paphiopedilum rothschildianum necessita di una buona ventilazione costante, l’aria stagnante può causare l’insorgere di malattie.

MEDIUM E RINVASO

Il Paphiopedilum rothschildianum si coltiva in vaso, con un substrato sciolto e permeabile, ben drenante, in grado di trattenere l’umidita senza rimanere fradicio. Come substrato può essere utilizzata una miscela di bark, perlite e torba, e fondamentale l’aggiunta di un elemento calcareo (ad esempio il ghiaino di marmo di Carrara o le conchiglie frantumate) dato che cresce in terreni ultramafici con pH basico. Per evitare marciumi all’apparato radicale il substrato deve avere un buon drenaggio. Come molti Paphiopedilum tollera poco gli eccessi di sali minerali e la decomposizione del substrato quindi, se si utilizza un substrato organico, meglio rinvasare ogni due anni, in primavera. Nel caso si utilizzi un substrato composto da soli inerti meglio rinvasare quando il vaso e pieno di radici.

5. Paphiopedilum rothschildianum, retro del fiore, foto e coltivazione di Gioele Porrini Orchis Numero speciale 2023 p.127

CURIOSITÀ
Il Paphiopedilum rothschildianum un tempo era una specie molto rara in coltivazione, dal momento che matura molto lentamente, e allo stesso tempo era molto ricercato per la sua bellezza e per questo motivo veniva venduto a prezzi molto elevati. Fino alla fine degli anni ‘70 la comparsa dei suoi fiori veniva considerata un evento eccezionale, data la difficolta nel portarlo a fioritura. In seguito, incrociando tra loro i cloni migliori ed eseguendo un’attenta selezione, sono stati prodotti Paphiopedilum rothschildianum con velocità maggiore di maturazione, fiori più grandi e con maggior profondità di colore. Con l’arrivo della propagazione artificiale il costo delle piante si è abbassato di molto, diventando un’orchidea alla portata di tutti i coltivatori. Ad oggi il Paphiopedilum rothschildianum ha ottenuto 198 riconoscimenti dal Sistema di Giudizio dell’American Orchid Society. I suoi ibridi, purtroppo, ereditano la crescita lenta, ma possono generare dei fiori spettacolari e per questo motivo tutte le nuove specie che vengono scoperte vengono subito ibridate con il Paphiopedilum rothschildianum per l’elevata richiesta. Sono stati creati 226 ibridi con il Paphiopedilum rothschildianum come genitore diretto. Chi crea ibridi con questa specie deve sperare di vederli fiorire prima della fine della sua vita, e deve inoltre sperare di ottenere dei fiori spettacolari, dopo la lunga attesa. Dal deflask raramente si riesce a portare il Paphiopedilum rothschildianum a fioritura in 5 anni, normalmente ci vogliono dai 10 anni in su, e questo capita spesso anche con i suoi ibridi. L’ibrido primario ottenuto dall’incrocio con il Paphiopedilum insigne risulta sgraziato, mentre in quello ottenuto incrociandolo con il Paphiopedilum Maudiae i fiori risultano abbastanza buoni, ma le piante sono molto lente a raggiungere la maturità e portano un solo fiore aperto per volta sullo stelo. I migliori ibridi sono stati ottenuti con i Paphiopedilum della sezione Parvisepalum, ottenendo fiori piuttosto grandi e colorati, e con i multiflorali. Gli incroci con i Brachypetalum producono piante compatte con fiori deliziosi, ma sono molto difficili da far fiorire. Gli ibridi di Paphiopedilum rothschildianum con i multiflorali, raggiunta la maturita e ben coltivati, sono molto affidabili nella fioritura. Tra i più famosi e comuni ricordiamo il Paphiopedilum Saint Swithin, dato dall’incrocio del Paphiopedilum rothschildianum con il Paphiopedilum philippinense