SCHEDA SPECIE di Francesca Castiglione
GENERALITÀ
La Phalaenopsis japonica differisce per molti tratti dalle Phalaenopsis tropicali, per questo motivo i tassonomi hanno avuto difficoltà a classificarla e collocarla nel genere corretto. È stata descritta per la prima volta nel 1863 come Aerides japonica, dopodiché è stata classificata come Angraecum japonicum nel 1881, successivamente come Hygrochilus japonica, per poi essere descritta come Sedirea japonica, nome con il quale è maggiormente conosciuta. Infine, dopo ulteriori studi, è stata inserita nel genere Phalaenopsis e attualmente il suo nome corretto è Phalaenopsis japonica. Specie monopodiale di piccole dimensioni, ha un fusto molto corto, che porta da 5 a 8 foglie lunghe 8-16 cm, da strettamente ellittiche alla forma di cinturino, ottuse all’apice e bilobate. Le infiorescenze sono laterali, tra le ascelle delle foglie, ricurve e lunghe fino a 20 cm e portano in successione da 6 a 10 fiori di circa 3 cm di diametro. I fiori sono molto apprezzati per il contrasto di colore: il colore di base è bianco-verdastro, con barre irregolari di color porpora sui petali e macchie rosa porpora o scarlatte sul labello, sono a forma di coppa, con i petali che si piegano in avanti, quasi paralleli alla colonna. Sono molto apprezzati per la gradevole fragranza agrumata che emanano, che ricorda il limone e lo zenzero. La fioritura avviene principalmente in primavera e in estate, ma può avvenire durante l’arco di tutto l’anno e dura dai 50 ai 60 giorni.
HABITAT
Originaria del Giappone, isole Ryukyu e isole Iriomote, Yunnan, Cina e Corea, cresce come epifita monopodiale di piccole dimensioni nelle foreste subtropicali aperte o dirupi lungo le valli a un’altitudine compresa tra i 600 e i 1400 metri. Nei luoghi d’origine, dalla primavera all’autunno, le precipitazioni sono abbondanti per poi essere seguite da un periodo più secco in inverno. Il clima a Nago è subtropicale umido in tutte le stagioni, con estati calde e inverni con una leggera riduzione delle piogge. In inverno ci sono temperature minime diurne di circa 13°C e notturne di 7°C, in estate ci sono temperature diurne di circa 26°C e notturne di 20°C, con uno sbalzo termico di circa 6°C per tutto l’arco dell’anno, con umidità estiva di circa 80% e invernale di 65%.
TEMPERATURA
La Phalaenopsis japonica viene coltivata principalmente in serra intermedia, anche se in natura, in alcune zone, la temperatura scende di qualche grado sotto lo zero e la pianta così, a riposo, perde completamente le foglie per poi produrne di nuove in primavera. In coltivazione è sconsigliato sottoporre queste orchidee a un riposo così estremo, che rende la pianta più debole con il rischio di non avere la fioritura per alcuni anni. In inverno la temperatura minima ideale è di 12-13°C. Cresce e fiorisce bene a temperature più alte, da serra calda, senza seguire il periodo di riposo ma, dato che si tratta di una pianta con vita breve, il mancato riposo riduce ulteriormente la sua durata; se coltivata con temperature da serra calda, si otterranno steli meno densi di fiori. In estate non tollera temperature troppo elevate.
LUCE
La Phalaenopsis japonica necessita di luce intensa, ma non tollera il sole diretto in quanto l’esposizione al sole può causare delle ustioni. Per capire se la quantità di luce fornita è corretta, bisogna osservare il colore delle foglie: devono essere di color verde chiaro, se le foglie sono di color verde scuro vuol dire che la pianta riceve poca luce. Il suo fotoperiodo ideale è di 12-13 ore al giorno.
UMIDITÀ
Necessita di buona umidità, idealmente il 75-80% per tutto l’anno. Se la Phalaenopsis japonica è coltivata su zattera è necessario rispettare questo livello di umidità, se è coltivata in vaso si può mantenere anche a un livello più basso, intorno al 55-65%.
ACQUA
Deve essere innaffiata regolarmente nella stagione calda, lasciando asciugare leggermente il substrato tra un’innaffiatura e l’altra. Il substrato non deve mai risultare fradicio, altrimenti si incorre in problemi di marciume radicale. Se coltivata su zattera, va innaffiata 1-2 volte al giorno. In inverno le innaffiature vanno ridotte in relazione alla diminuzione delle temperature, inoltre è meglio innaffiare al mattino in modo che la pianta e soprattutto le ascelle fogliari siano ben asciutte durante la notte, nelle ore più fredde, per evitare il marciume del colletto. Se si coltiva in tumulo di sfagno, il foro grande del vaso ci permette di capire quando è il momento giusto per bagnare; in estate si può tranquillamente innaffiare tutti i giorni, invece, durante il periodo invernale, con meno luce e basse temperature, si può innaffiare solo se lo sfagno è ben asciutto. Toccando lo sfagno all’interno, attraverso il foro sul fondo del vaso, ci rendiamo conto di quanto sia umido effettivamente il substrato.
FERTILIZZAZIONI
Una concimazione classica per orchidee è più che sufficiente, con il metodo del poco ma sempre, utilizzando acqua da osmosi o piovana con aggiunta di un buon concime bilanciato con microelementi a 250-300 μS/cm, alternando qualche volta al mese con il Nitrato di Calcio e il Solfato di Magnesio. Per evitare accumuli di sali minerali sulle radici, ogni tanto è bene innaffiare abbondantemente con sola acqua da osmosi o piovana.
VENTILAZIONE
Necessita di una buona ventilazione, costante; l’aria stagnante con umidità elevata può causare l’insorgere di fitopatologie.
MEDIUM E RINVASO
La Phalaenopsis japonica si coltiva sia in vaso che su zattera. Vengono utilizzati vasi in plastica con solo bark medio, cresce molto bene anche con lapillo vulcanico grossolano o altri substrati che abbiano la caratteristica di essere grossolani e ben drenanti per evitare i ristagni idrici. Se si utilizza un substrato organico la pianta va rinvasata ogni due anni, preferibilmente in primavera, nel momento della ripresa vegetativa. Nel caso del lapillo vulcanico, non è necessario effettuare il rinvaso periodico, dato che è un materiale inorganico che non degrada, e si deve rinvasare solo se l’apparato radicale cresce eccessivamente all’esterno del vaso o se ci sono problemi all’apparato radicale. Per coltivarla su zattera si può utilizzare la corteccia di sughero con poco sfagno secco a fibra lunga; questo tipo di coltivazione è indicato in serra o dove l’umidità ambientale è elevata, in casa è meglio coltivarla in vaso. In Giappone viene coltivata su tumulo di sfagno; la coltivazione non differisce molto da quella in vaso per quanto riguarda la temperatura e gli altri parametri, l’unica attenzione da porre è relativa alla gestione dello sfagno secco a fibra lunga. Il vaso deve avere un foro molto grande sul fondo, di circa 4 cm di diametro, rispettando forma e dimensione consona alla coltivazione giapponese. Il vaso deve essere appoggiato su una griglia, in modo tale da avere una buona circolazione d’aria.
ALTRO – CURIOSITÀ
La Phalaenopsi japonica è molto apprezzata in Giappone, dove attualmente è dichiarata a rischio di estinzione. Viene chiamata “Nagoran” che significa “Orchidea di Nago”, perché la si trova anche nelle isole Ryukyu del Giappone e Nago di Okinawa è una delle zone di produzione. È interessante notare che Sedirea è ortograficamente l’inverso di Aerides, mentre japonica significa che è originaria del Giappone. Esistono varie cultivar di dimensioni e forma variabili, molte delle quali più delicate rispetto alla forma tipo e tra le più conosciute ricordiamo: ‘Minmaru’, ‘Seigyokumaru’, la ‘Kibana Soshin’ a fioritura gialla e la ‘Daruma’ che è la più grande tra le varietà miniatura. La Phalaenopsis japonica ha una vita relativamente breve, circa 5 anni; se non viene effettuato il riposo invernale, le piante continuano a crescere ininterrottamente e muoiono di sfinimento in breve tempo. Se viene effettuato il riposo freddo, grazie al periodo di pausa vegetativa, riescono a vivere per più anni. Rispetto alle altre Phalaenopsis, le piante adulte della Phalaenopsis japonica tendono a ramificare e ad accestire; queste nuove vegetazioni possono essere utilizzate per creare divisioni della pianta. Le piante accestite producono contemporaneamente numerose infiorescenze.